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Bollettino sanitario

di Giovanni Verga

 
 

San Remo10 novembre

Sono qui da ieri sera. Venite.

VIOLA

San Remo21 novembre

VIOLA fa sapere alla sola persona dalla quale è conosciutache ellaaspetta inutilmente da otto giorni.

San Remo8 dicembre

Perché non siete venutoGIACINTO? Avete letto le mie del 10 e 21novembre? Avete dimenticato la vostra promessa? Dove siete? Ho bisogno divoi.

San Remo16 dicembre

Mi sono ingannata; perdonatemi. Voi siete come tutti gli altri.

Sorrento22 dicembre

Io sono precisamente come tutti gli altricara signora VIOLA; anzicome tutti quegli altri che hanno bisogno di pacee a cui i mediciprescrivono il riposo dell'anima e del corpoe il clima di Nizza o diNapoli.

GIACINTO

San Remo25 dicembre

Godeteveli. Parto domani. È inutile dirvi dove andròpoiché èinutile che mi scriviate. Addio.

VIOLA

Sorrento20 gennaio

Alla signora VIOLA - non del pensiero. - Mia caragiacché ai vostriocchi devo comparire assolutamente colpevoleeccovi la miagiustificazione: ve la mando come posso. Per altronessuno vi conoscenemmen ioe voi non avete esitato per la prima a far correre le poste ainostri piccoli segreti. Sono stato malatomolto malato; ho creduto dimoriree ho avuto paura. Vedete quanto io sia lontano dal mondo e dallesue illusionise vi confesso anche cotesto! Ho vista la vita dall'altrolato. Se sapeste che rovescio! La giovinezzail passatovoi! Quante cosesi veggono nelle cortine stinte di un letto d'albergoa cinque lire pernottecoll'odore delle medicine sotto il nasoe il russaredell'infermiera in un canto! Mi sembrava di non dovermi alzare più.Andavo cercando col pensiero tutto ciò che si era presa la mia vitaenon lo trovavo: il giuocogli amicile amiche... E i sogni dellagiovinezza... Vi rammentatequella prima sera che mi bruciaste l'animacolle lenti del vostro cannocchiale? Che miseria! E pensare che tutto ciòora non mi fa battere il cuore come la voce grossa del dottore il quale mimisura la febbre col termometro!

Che cosa voletecara VIOLA! Ritorno dal paese freddo delle ombredoveanche il fiore del pensiero intirizzisce; e mi scaldo tranquillamente aquesto bel meriggio d'invernocome un ebetecon un plaid sulleginocchiale orecchie ben calde dentro il mio berretto di lontra; esorrido soltanto al sole che mi bacia le mani diaccegialledi un belgiallo d'orocome i mucchi di luigi che illuminavano le nostre notti diMontecarlodove quell'altro mi vinceva anche voi.

Vi rammentatea Venezia? Avevate un colletto alto da uomoun ferro dicavallo alla cravattaun cappellino grigioa tese piattecon un ciuffodi piume di struzzo sul davanti: ricordi che mi sembrano gai e festosi inquesta bella giornata d'inverno: - l'occhiata lunga e calda che milasciaste nel vestibolosirena! e la furberia con la quale vinascondevate dietro le spalle oneste e larghe del vostro compagnonelpalchettoper puntare il cannocchiale su di me! Quante belle cose cidicevamo! Due o tre volte chinaste il capo e sorrideste: un sorriso chevoleva dire tante cose: - Vi saluto! - Davvero? - Sì! - Venite? - che soio... forse non lo sapevate voi stessa. Io sorrisi e chinai il capo comevoi. Che potevamo dire di più? Tutto l'amore umano non è in quellinguaggio senza parole? - Chi sei? - Mi piaci! - Mi vuoi? - Quel belsignore che vi dava il braccio non avrebbe potuto chiedervi né sentirsirispondere altro da voineppure nel momento in cui posava la sua testaaccanto alla vostra sul medesimo guanciale. Eppuretutta la notte questavisione non mi fece chiudere occhio.

Lasciamo starelasciamo stare! Ecco che ricasco di nuovo nellafantasticheria erotica - la più malsana divagazione della mentedice ilmio medico. Ora non c'é nulla per me che valga una buona nottata di sonnoprofondocollo spirito e il corpo nella bambagia tiepida delle coperte.Erano tante notti che non potevo dormiremangiato dalla tossemangiatodalla febbre! Sentitequando vi dicono che in cotesti momenti hannopensato a voiche siete stata il confortoil sollievoche so iovimentiscono come furfanti. In principioforsequando il male non hacompìto il suo lavorìoquando il medico non ha fatto il viso lungoquando non si è visto passare lo spettro nero nelle prime ombre dellasera... Alloraforse... quando il sangue ancora ricco dà con la febbrequella sensazione di benesseresi può pensare a leialla donnaalla treccia bionda sul guancialealla mano bianca che apre dolcemente lecortineagli occhi lucenti che aspettano... Così mi guardavatedalfondo di quella loggia. - Che cosa ne avete fatto del vostro belcavaliere? Sapeteultimamente lo incontrai a Napoli. Non vollericonoscermie fece bene. Ho un sospetto che quell'uomo in dominò della cavalchinafosse luie che abbia udito quando deste l'indirizzo al gondoliere...

Lasciatemi in pacelasciatemi in paceecco quello che vi ho dettopoinelle lunghe notti senza sonno e senza sogni. E vi ho detto anchepeggio. Che ve ne importa? Che me ne importa? Io voglio dormirevogliodormire soltanto. Voi siete bellasanagiovanericca. Avete lì SanMauro ai vostri piediGiuliano che vi fa ridereil duca che vi mandadelle violette da Nizza. Lasciatemi in pace.

Vedeteè un'ora che vi scrivo. Il sole m'ha lasciato adagio adagioecol sole le liete fantasie che suscitava la vostra memoria. Ora ho freddoe la nebbia è calata anche su di voi. Che colpa ne ho io? Se vedestecom'è triste questo mare che illividiscee questo verde che si fa scuro!Sento il bisogno del bel fuoco che scoppietta nel caminoe del buon brodoche fuma nella tazza. Se stanotte potessi dormire senza cloralioquantosarei felice! Vedete quanto poco ci vuole per avere la felicità? Ildottore m'assicura che sto meglioe che forse fra un mese o due potròlasciare Sorrento... Giacché dovete sapere che odio Sorrentoodio questomarequesto cieloquesto verde implacabilein mezzo al quale sonocostretto a viverese voglio vivere. Ora difatti mi sento megliohopensato a voiho riletto le vostre lettereho sentito rifiorire in mequalcosa del passato che credevo mortoe che mi rianima invecee miriscalda. Dunque anch'io posso rivivere? Alloraallora... Nonon vogliopensare ad altro. Il medico dice che mi fa male. Il mio male siete voi.Non mi importa più di nullacapite! Sentite... siete già in collera? Vichiedo perdono. Sono un uomo dell'altro mondo: eccovi spiegato il motivodel mio silenzio. Non pensate più a me. Se mi vedeste oravolgereste ilcapo dall'altra parte. Lasciatemi in pace.

Sorrento25 marzo

È proprio vero. Sto meglioson quasi guaritosapete? Il male non eracosì grave come si temeva. Chi ne sa nulla? Questi medicidottoroni! nonlo sanno neppur loro. Certo è che son guaritoguarito! Oggi ho fatto unalunga passeggiata a piedi. Che bel sole! che bel verde! Quella ragazza chemi vende le viole ha detto che non mi ha mai visto così di buona cera.Anche qui si fa la cortecome laggiù la fanno a voie non poteteimmaginare quanto sia ingenua e credula la civetteria dei malati. Le hodato venti lire. Quanta gente si può far contenta con venti lire. Hoportato il plaid sul bracciotutto il dopo pranzo.

C'è un povero storpio che suona da un'ora il valzer di Madama Angotsotto le mie finestre. Sìquella musichetta gaia può avere il suomerito anch'essa quanto il vostro Chopin e il vostro Mendelssohn. Le bellesere passate nel vostro salottinoguardandovi le mani e accarezzandovi icapelli! Non mi sgridate. Sono un gran colpevole che vi domanda perdono eviene a picchiarsi il petto dietro la vostra porta. Dove siete? Che avetepensato di me? Ero tanto lontano da voitanto! Ed ora desidero tanto dirivedervi! Bastanon ne parliamo. Non me lo meritolo so. L'avete ancoraquel serpentello d'oro al braccio? Come mi farebbe bene una bellachiacchierata con voidi quelle chiacchierate che sapete faremezzosdraiata sulla poltronae colle scarpette accavalciate l'una sull'altra!Sono circa sei mesi che non parlo. E vedeteche perciò chiacchierochiacchiero per letterae vi corro dietro con la mentee con qualchealtra cosa anchequi nel petto... Se siete tuttora in colleradovresteperdonarmi soltanto al pensare chese voleste dirmi dove sieteverrei apiedicome un pellegrinoa sciogliere il votofoste anche in capo almondo! Non mi sgomentereino! Ora son forte. Ahcom'è bella la vita!

Sìvi avevo promesso: «Quando mi permetterete di venirvi atrovare... dovunque sarete...» Poi fui in collera con voi che m'avetelasciato partire. Quella sera che mi posaste la fronte sul pettoa Villad'Este? Perché non siete venuta con me? Eravate tutta tremante. Miamavate dunque? Perché non avete voluto che ci acciuffassimo pei capelliio e quell'uomo? Che notte ho passato sotto le vostre finestre! Fu là chepresi la tosse... E ve ne volli. Sìsìquando vi seppi partitapartita con coluivi odiaifui malatovolli dimenticarvi. Giuliano midisse che San Mauro vi faceva la cortee che il duca portavadiscretamente al collo la vostra catena. Che m'importa adesso? Io so cheavete le mani bianche e che ve le siete lasciate baciare da me. So che aSan Remo non siete più da un pezzoe che mi avete aspettato colàe chesiete partita senza dire per dove. Ed io vi ho lasciata partire! Ero pazzoallorao son pazzo adesso? Nessuno potrebbe dirlo. Quello che so dicertoè che in questo momento vorrei baciare ancora le vostre manibianche.

Sorrento11 aprile

VIOLA cara! VIOLA bella! VIOLA bionda! Eccomi ginocchioni dinanzi avoicon le mani in crocela fronte sul tappeto. Lasciatemi baciare levostre scarpette piccine! Sìsìlo sosono molto colpevole. Nonmerito il perdono. Ditemeloma ditemelo voi stessa. Sono otto giorni cheho fatte le valigee che aspetto una vostra paroladuraassai durachemi dica di venirmi a chiedere perdono. Pensare che forse eravate sola aSan Remoe che avreste lasciato l'uscio socchiuso... Ahcome darei dellatesta nella parete! Sono stato peggio di colpevole: sono stato unosciocco. Non ci cascate anche voise mi amate ancoraper piccaperdispetto. Pensate che potremmo vedercisolidirci colla bocca tutto ciòche ci siamo detto quella sera alla Fenice col cannocchiale! Vi dico dellecose pazze. Sono pazzovi giuro...

Sorrento16 aprile

GIACINTO supplica e scongiura a mani giunte VIOLA di fargli avere unrigouna parolaqualunque siaperché il silenzio implacabile di leigli mette addosso tutte le febbri.

Sorrento29 aprile

Sentitenon ne posso più. Aspetterò qui la vostra lettera sino adomani. Domaniultimo giorno d'aprilenon so quel che farò. Vi amoviamomi sento morire un'altra volta. Fatelo per pietà almenoVIOLA!Stanotte ho tossito di nuovo e ho avuto la febbre.

Sorrento8 maggio

Ahche siate proprio tale quale vi avevo giudicata! senza cuoresenzaspiritosenz'altro che lo spumeggiare delle vostre trine e lo scintillìodei vostri diamantifrivola e dura altrettanto! Vi odiovi detesto! Voimi fate morireconsunto da questa febbre che mi avete messa nel sanguemaledetta! Tenetevi il duca che v'insulta co' suoi doni. TeneteviGiulianoche si ride di voi. Tenetevi San Mauro che vi mette in un mazzocon le ballerine della Scala. Io vi ho buttato in faccia la giovinezzamiache avete distruttola vita che mi avete succhiata coi bacivampiro!

GIACINTO

Genova8 maggio

Aspettatemi. Verrò.

VIOLA

Napoli14 maggio

Nonomio caro GIACINTO. È meglio non vederci più. Sono stata atrovarviincognita; l'albergatore mi aveva aperta una finestra sulgiardinodove eravate a passeggiare. Come siete mutatomio povero e caroGIACINTO!

VIOLA è morta